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Dalla padella al piatto: cosa usare per cucinare in salute.

Vi siete mai chiesti se quella padella che avete ora sul fuoco non sia tossica?

Durante la cottura, i materiali che entrano a contatto con gli alimenti possono intossicarli e, attraverso essi, intossicano noi.
Facciamo tanto per reperire cibi biologici o il più possibile sani e genuini, per poi omettere un occhio di riguardo rispetto agli utensili di cui ci avvaliamo durante la preparazione dei nostri pasti.

Tanto si è parlato in passato su quale tipo di padella fosse meno tossica per cucinare, ma ogni volta i media cambiavano idea, lasciandoci nel dubbio e nella confusione; alla fine, data la freneticità della nostra vita, l’elemento fondamentale che guida la maggior parte di noi nella scelta è la praticità, optando per padelle che siano antiaderenti, solide e semplici da pulire.

Oggi noi vogliamo fare chiarezza in via definitiva e vi forniamo una lista di quattro materiali tossici e quattro che invece possono essere adoperati in tranquillità.

Di certo non si tratta di effetti tossici immediati, ma nel lungo periodo, accumulandosi, possono darvi problemi di salute che solo di recente la medicina moderna sta imputando a questo eccesso di tossine ambientali, provenienti da migliaia di fonti diverse, tra cui anche pentole e padelle.

PENTOLE DA EVITARE:

1. RIVESTIMENTI IN CERAMICA: la superficie metallica è rivestita da un polimero sintetico che, di norma, permane intatto per circa un anno; in seguito, non appena questo strato sottilissimo viene meno, il metallo tossico al di sotto viene a contatto col cibo e lo “sporca”.

2. RIVESTIMENTI IN TEFLON: si tratta delle più comuni e diffuse pentole antiaderenti ed il teflon non è che un polimero plastico che, ad alte temperature, rilascia gas cancerogeni che sono dannosi tanto per l’uomo quanto per gli animali. E’ provato che questi gas siano talmente tossici da risultare fatali per moltissimi uccelli. Qualcuno potrà dirvi che il teflon a temperatura ambiente è inerte e non tossico, vero, ma pentole e padelle servono per cuocere e devono necessariamente essere scaldate a temperature in cui il teflon diventa tossico.

3. RIVESTIMENTI O FOGLI DI ALLUMINIO: è un materiale fin troppo delicato, la cui copertura viene via con estrema facilità dal supporto, attaccandosi agli alimenti e causando, dunque, un’intossicazione da alluminio: il metallo si deposita nel cervello, nei polmoni, nelle ossa e negli altri tessuti, portando gradualmente a disfunzioni muscolari e perdite di memoria

4. PENTOLE IN RAME: un metallo largamente adoperato in cucina, soprattutto per la cottura di alcuni piatti regionali, quali zuppe o polente, ma che sarebbe opportuno evitare perchè, pur con un rivestimento, quest’ultimo prima o poi verrà meno, comportando il contatto tra cibi e metallo. Come negli altri casi, il rame finirà comunque per contaminare gli alimenti che su di esso cuociamo e alla lunga subiremo le conseguenze di un’intossicazione: un eccesso di rame nel nostro organismo può giungere a indebolire le difese immunitarie e le riserve di zinco, comportando disfunzioni surrenali e tiroidee.

PENTOLE DA PREFERIRE:

1. GHISA SMALTATA: in commercio esistono pentolami in ghisa smaltata, che offrono le medesime ottime qualità antiaderenti del teflon, ma senza la produzione di gas nocivi.

2. GHISA NUDA: quando ben unta, la ghisa risulta essere il materiale antiaderente ideale, poichè la pentola si riscalda uniformemente, garantendo una cottura migliore e possono essere adoperate sulle griglie o nei forni. Inoltre, qualora si sospettasse una piccola anemia, è consigliabile adoperare questo genere di pentole, poichè la ghisa rilascia naturalmente ferro.

3. ACCIAIO INOSSIDABILE: largamente diffuso e utilizzato anche nelle cucine professionali, questo metallo offre una buona superificie antiaderente, è più leggero della ghisa e risulta più resistente ai graffi rispetto ai rivestimenti smaltati.

4. VETRO O PYREX: alla pari di ghisa e acciaio, non rilascia tossine nel cibo e per questo è consigliato non solo per la cottura, ma preferibile anche per conservare gli alimenti. Il vetro, a differenza della plastica, non rischia di rilasciare sostanze quali il BPA, una tossina in grado di simulare il lavoro degli estrogeni nel nostro organismo.

Questo articolo è liberamente ispirato agli studi e alle ricerche di Amy Myers, specialista in patologie autoimmuni e autrice del libro “The Autoimmune Solution”.

Dott.ssa Federica Marinelli