Siamo abituati a considerare il DNA come unica determinante per il nostro destino: nel codice genetico troviamo l’ineluttabile svolgersi della nostra salute fisica e anche psichica, senza scampo. Ma è davvero così?
Negli ultimi dieci anni, una nuova branca della scienza ha preso piede, stravolgendo e mettendo in discussione certezze ormai consolidate, dedicandosi allo studio delle proteine che formano i nostri cromosomi assieme al DNA.
Fin dagli anni ’40 del secolo scorso, un gruppo di scienziati si è accorto di quanto fosse controproducente ritenere ininfluenti quelle proteine, riprendendole e studiandole, mentre il resto della scienza si focalizzava solo sul DNA. Nasce così l’epigenetica, che studia proprio in che modo fattori extra-genetici possono influenzare la genetica stessa; negli ultimi dieci anni, si è riusciti a dimostrare come fattori quali l’ambiente in cui viviamo, l’alimentazione, lo stress, le emozioni, riescano ad agire sulla genetica, sul DNA, senza però modificarne la struttura.
A dimostrazione di quanto finora detto, vogliamo fare riferimento ad uno studio del 2003, pubblicato sulla testata scientificia “Molecular and Cellular Biology”, condotto da Waterland e Jirtle, presso la Duke University. I due scienziati hanno dimostrato come una variante nell’alimentazione abbia indotto il DNA di alcuni topi a ignorare una mutazione genetica. Per l’esperimento sono state scelte alcune femmine gravide, aventi la mutazione “agouti”: questo gene induce i topi a sviluppare un colorito del pelo giallognolo, a essere obesi.
In gravidanza, una parte degli animali presi a campione è stata nutrita con un’alimentazione arricchita di integratori quali acido folico, vitamina B12, betaina e colina, mentre il resto è stato nutrito come d’abitudine per i topi di questa razza.
Al parto, si è potuto notare come i cuccioli nati da madri “agouti” con alimentazione integrata, avessero il pelo marrone e una tendenza a mangiare meno e a non sviluppare obesità nè diabete, a differenza dei loro coetanei palesemente “agouti”, che invece manifestavano tutte le caratteristiche di questa mutazione.
Questo vuol dire che la sola integrazione alimentare abbia cancellato la mutazione nei nuovi nati? No, ma ha fatto in modo che essa, pur presente, restasse sopita, latente. Pur presente, la mutazione non si è manifestata.
Studi di questo genere sono stati applicati anche ad altri ambiti, tra i quali la ricerca per la cura contro il cancro. L’epigenetica ha evidenziato come solo nel 5% dei casi di tumore si possa parlare di ereditarietà: nella stragrande maggioranza dei casi, le cause scatenanti i tumori sono di origine ambientale.
Un’altra recentissima ricerca, invece, ha evidenziato come l’abitudine al fumo della nonna materna, durante la sua gravidanza, abbia incidenza nella manifestazione di autismo nei nipoti. Gli effetti negativi del fumo, sostanzialmente, saltano una generazione. Il danno al DNA viene trasmesso al nipote, aumentando la probabilità di disturbi autistici. In particolare, si tratta del DNA mitocondriale, trasmesso ai figli soltanto dalla madre.
Abbiamo trascorso decenni rincorrendo il DNA e il nucleo delle cellule come unici responsabili di tante – quando non tutte – malattie, dei mostri che minacciano il benessere dell’uomo, senza renderci conto che i primi fautori della nostra salute siamo noi stessi, con le nostre scelte e le nostre abitudini di vita.
Per l’ennesima volta, è il caso di dire che siamo ciò che mangiamo, beviamo, facciamo. La nostra salute è nelle nostre mani.
Fonti:
– La Biologia delle Credenze, Bruce Lipton, Gruppo Editoriale Macro
– http://www.iflscience.com/health-and-medicine/maternal-grandmothers-smoking-correlated-with-autism-diagnosis/